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Levatrici ed ergoterapisti durante il lockdown lavorano a distanza – e spesso gratis

Levatrici ed ergoterapisti durante il lockdown lavorano a distanza – e spesso gratis
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Comunicato stampa del 11.2.2021

Dipartimento Salute della ZHAW

Levatrici ed ergoterapisti durante il lockdown lavorano a distanza – e spesso gratis

Durante il lockdown, gran parte delle levatrici e degli ergoterapisti svizzeri ha assicurato la continuazione dell’assistenza sanitaria attraverso i canali digitali, come illustrato da uno studio della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW). La maggioranza degli intervistati giudica l'esperienza positiva, lamenta però difficoltà quali i mancati rimborsi da parte delle casse malati.

Quando la Svizzera, nella primavera del 2020, è entrata in lockdown per combattere la pandemia di coronavirus ci sono state ripercussioni anche sul lavoro di levatrici ed ergoterapisti: a causa del rischio d’infezione e del divieto delle visite, le puerpere lasciavano la maternità molto più rapidamente e i servizi ambulatoriali di ergoterapia sono stati sospesi. Uno studio interprofessionale della ZHAW conclusosi di recente mostra che durante questa fase gran parte degli ergoterapisti e delle levatrici ha assistito e consigliato i propri clienti a distanza. L’80 percento delle levatrici e circa il 68 percento degli ergoterapisti durante il lockdown ha continuato a lavorare tramite canali digitali. È quanto risulta dallo studio «Ressources and barriers of health care at a distance» dell’istituto di ergoterapia e ostetricia della ZHAW a cui hanno partecipato 1269 professionisti di entrambe le professioni.

È mancato il tempo per preparazioni e formazioni

Per il team del progetto questa alta percentuale di servizi di consulenza e assistenza a distanza non appare sorprendente. Come afferma Brigitte Gantschnig, co-responsabile del progetto dello studio e responsabile del centro di ricerca di ergoterapia presso la ZHAW, pare infatti che nelle due professioni in questione canali digitali come la posta elettronica, le comunicazioni via chat e la videotelefonia fossero già entrate in uso prima della pandemia. A suo avviso ciò che risulta sorprendente è «che molti ergoterapisti abbiano espresso un giudizio tanto positivo sul lavoro a distanza.» Vista la mancanza di tempo per la preparazione e le formazioni richieste per un impiego professionale dei canali digitali, si sarebbe piuttosto aspettata un giudizio negativo. Così, il 67 percento delle ergoterapiste e degli ergoterapisti hanno espresso una valutazione positiva o per lo più positiva riguardo all’assistenza sanitaria a distanza. Il giudizio è nettamente più negativo fra le levatrici: sono state solo il 40 percento a giudicare il lavoro tramite i canali digitali come positivo/per lo più positivo e oltre il 57 percento invece a valutarlo come negativo o per lo più negativo. Per Susanne Grylka, membro del progetto di ricerca e vice responsabile del Centro di ricerca in Scienze Ostetriche, «La disponibilità costante, ad esempio su WhatsApp, potrebbe essere uno dei motivi per la valutazione negativa dell’assistenza sanitaria a distanza da parte delle levatrici». Un altro fattore ritenuto determinante da Susanne Grylka sarebbe la durata del rapporto fra le levatrici e le proprie clienti, generalmente più breve rispetto a quello nell'ambito dell'ergoterapia. Per questo le levatrici riterrebbero i canali digitali meno adatti al proprio lavoro.

A distanza non tutto è possibile

Per entrambi i gruppi professionali l’assistenza sanitaria a distanza ha offerto il vantaggio di poter rimanere in relazione con i clienti durante il lockdown e di poter continuare a eseguire consultazioni. Valutate positivamente anche la riduzione del tempo (non remunerato) impiegato per recarsi al lavoro e del carico di lavoro, quest’ultima dovuta a una gestione più snella delle richieste dei clienti, diventate meno complicate. Tuttavia i professionisti della salute si sono sentiti solo parzialmente in grado di identificare e valutare a distanza questioni complesse. Inoltre i partecipanti allo studio ritengono che molti interventi ed esami non possano affatto essere svolti tramite i canali digitali. Si deplorano anche i limiti riscontrati nella comunicazione con i clienti e di conseguenza nella costruzione di un rapporto con essi.

«Sono stati in molti a lavorare gratis»

I partecipanti allo studio si sono espressi anche sulla questione del rimborso da parte delle casse malati: solo il 17 percento ha dichiarato di avere ottenuto un rimborso totale, il 56 percento ha ricevuto un rimborso parziale e il 12 percento ha dichiarato di non avere ottenuto alcun rimborso. Il 15 percento non ha fornito indicazioni relative al rimborso. «Sono stati in molti a lavorare gratis perché non hanno potuto fatturare il proprio lavoro, o hanno potuto farlo solo parzialmente», afferma Brigitte Gantschnig. Durante il lockdown le cassi malati si sarebbero addossate i costi per determinate prestazioni di assistenza sanitaria a distanza - ma solo se queste venivano effettuate tramite canali prestabiliti. «Così, nell’ergoterapia è vero che sono state rimborsate le videochiamate, ma non normali comunicazioni telefoniche.»

Forte esigenza di supporto

Il mancato rimborso da parte delle casse malati è anche quell’aspetto dell'assistenza sanitaria tramite i canali digitali per il quale la maggior parte delle levatrici e degli ergoterapisti intervistati desidera più informazioni e supporto (circa il 71%). Ma è anche in relazione alle basi legali e alla protezione dei dati (60,4 %), ai metodi adatti (34,4 %) e alle applicazioni (32,5 %) per l'assistenza sanitaria digitale o relativamente alle ordinanze cantonali e nazionali (32,4 %) che molti professionisti hanno manifestato la propria esigenza di supporto.

«Se l'assistenza sanitaria a distanza è destinata ad affermarsi in ambito ostetrico ed ergoterapico, saranno necessari dei corsi specifici di formazione continua» dichiara Susanne Grylka. Inoltre, occorre innanzitutto che la retribuzione da parte delle casse malati sia chiarita. Ma per le ricercatrici è anche chiaro che: «La healthcare at distance non può sostituire l’assistenza sanitaria convenzionale offerta da ergoterapisti e levatrici. Può però costituirne un’utile integrazione.»

Contatto

Prof. Dr. Verena Klamroth-Marganska, vice responsabile del Centro di ricerca di Ergoterapia,

tel. 058 934 43 84, e-mail verena.klamroth@zhaw.ch

Dr. Susanne Grylka, vice responsabile del Centro di ricerca in Scienze Ostetriche

tel. 058 934 43 77, e-mail susanne.grylka@zhaw.ch

José Santos, responsabile della comunicazione al dipartimento Salute della ZHAW,

tel. 058 934 63 84, e-mail jose.santos@zhaw.ch

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