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Reclamo contro "NZZ am Sonntag" e "Zofinger Tagblatt" respinto
Berna (ots)
Parti: X. c. "NZZ am Sonntag" e "Zofinger Tagblatt"
Tema: Privacy / Dignità umana / Riposo eterno
Reclamo respinto
Riassunto
Il 14 luglio 2024 e il 17 agosto 2024, rispettivamente, prima la rivista "NZZ am Sonntag" e poi il quotidiano "Zofinger Tagblatt" hanno pubblicato un lungo reportage su un caso criminale risalente al 1983. All'epoca, un giovane svizzero era scomparso nella foresta tropicale brasiliana dopo aver incontrato un misterioso presunto capo tribù locale. Qualche tempo dopo una comitiva aveva trovato i resti mortali dell'uomo. A posteriori, tutto indicava che il giovane fosse stato ucciso da questo "capo tribù" e che l'autore del delitto fosse in realtà un tedesco.
Entrambi i testi erano riccamente illustrati: tra le immagini figuravano quelle del giovane mentre posava con il "capo tribù", le ossa del defunto e il cranio circondato da candele durante una cerimonia funebre.
Una parente della vittima ha presentato reclamo contro entrambi gli articoli, ritenendo che violassero numerose direttive del Codice deontologico del/della giornalista. In particolare, sosteneva che la menzione del nome avesse violato il diritto alla privacy della vittima e dei suoi familiari sopravvissuti e traumatizzati. Inoltre, le immagini dei resti mortali violavano il diritto della vittima al riposo dei defunti. L'intera narrazione ledeva la dignità umana del defunto. La reclamante ha altresì contestato, in singoli casi, la legittimità dell'uso delle immagini.
Entrambe le redazioni hanno invece sottolineato di essere entrate legalmente in possesso delle fotografie e che non si potesse parlare di violazione della privacy, poiché gli autori avevano contattato la famiglia della vittima prima della pubblicazione degli articoli e l'avevano informata del lavoro svolto al riguardo. Inoltre, la scelta delle immagini aveva tenuto conto della dignità umana del defunto e il suo diritto al riposo non era stato violato.
Il Consiglio della stampa ha respinto il reclamo, ritenendo che la privacy dei familiari della vittima non fosse stata invasa e che nessuno, con questo reportage, fosse entrato nella loro sfera privata. Secondo la giurisprudenza del Tribunale federale, la vittima stessa non gode più di una sfera privata che possa essere violata. La direttiva 7.8 invocata, che invita a tener conto non solo delle vittime in situazioni di emergenza, ma anche dei sentimenti dei loro familiari, si riferisce a situazioni di crisi attuali e non a una situazione di emergenza risalente a 40 anni fa. Lo stesso vale per la protezione delle vittime prevista dalla direttiva 8.3 e per la direttiva 8.5 (Immagini di incidenti, catastrofi e reati).
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