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Il via alla stagione delle corse: come proteggere il proprio cuore / 150 minuti di movimento settimanali riduce il rischio complessivo di morte

Berna (ots)

La notizia della morte di un giovane sportivo durante una competizione è sconvolgente. Tuttavia, sarebbe sbagliato rimanere seduti sul divano per paura di un simile evento. In occasione dell'inizio della stagione delle corse, la Fondazione Svizzera di Cardiologia desidera far fronte a possibili equivoci.

I casi di morte cardiaca improvvisa tra gli atleti sono percepiti dal pubblico in modo particolarmente tragico, poiché nell'atleta è rappresentato il connubio perfetto tra la salute tipica della giovinezza e la migliore condizione fisica. Il movimento sarebbe quindi pericoloso? La medicina preventiva mette in guardia da una tale conclusione: «Il movimento e lo sport si ripercuotono positivamente sia sulla nostra qualità di vita sia sulla durata della stessa», afferma il Dott. Gabor Sütsch, libero docente. Il cardiologo zurighese è membro della Commissione Informazione e prevenzione nonché direttore del gruppo di progetto salvataggio della Fondazione Svizzera di Cardiologia. La sua affermazione è avvalorata da diversi studi, tra cui soprattutto uno studio generale* dei ricercatori delle università di Berna e Vienna, che a livello mondiale hanno analizzato 80 studi con complessivamente 1,3 milioni di partecipanti. I ricercatori hanno riscontrato che l'attività minima consigliata anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità OMS di 150 minuti di movimento settimanali (una settimana è composta da 10'080 minuti) riduce sensibilmente il rischio complessivo di morte. E questo - diversamente dall'opinione diffusa - già con un movimento moderato nella vita quotidiana o durante il tempo libero.

Sì al movimento fisico

Questo fatto non è invalidato dall'apparente paradosso della morte cardiaca improvvisa tra gli sportivi allenati. Poiché, spesso, la prestazione fisica è solo la causa scatenante dell'episodio. La vera causa è costituita, salvo rare eccezioni, da alterazioni cardiache di natura patologica, che variano fortemente a seconda dell'età. Tra i giovani sportivi di età inferiore a 35 anni si tratta soprattutto di difetti cardiaci congeniti non noti oppure di patologie cardiache ereditarie, soprattutto l'ispessimento patologico delle pareti cardiache (cardiomiopatia ostruttiva), che, sotto sforzo, possono provocare un disturbo di aritmia dall'esito mortale - per ragioni finora non conosciute con esattezza il problema colpisce soprattutto gli uomini. Per consentire l'individuazione precoce di una tale malattia, la Società europea di cardiologia e la Società svizzera di medicina dello sport consigliano agli sportivi attivi fino a 35 anni di età di sottoporsi a controlli di natura medico-sportiva.

Tra gli sportivi di età superiore a 35 anni e il resto della popolazione, invece, la causa più frequente di decesso è una patologia coronarica fino ad allora non rilevata. Per "patologia coronarica" si intende una forma di malattia cardiaca caratterizzata da un'insufficiente irrorazione sanguigna del muscolo cardiaco a seguito di arteriosclerosi («calcificazione delle arterie»). La forma estrema è l'infarto cardiaco (occlusione acuta dei vasi), in cui il cuore può andare in aritmia con conseguenze fatali. Sebbene l'attività fisica regolare influisca positivamente sul profilo di rischio, anche nelle persone ben allenate determinate predisposizioni ereditarie, come i disturbi al metabolismo dei grassi, il diabete o i disturbi renali, possono causare prematuri depositi arteriosclerotici nei vasi.

Un altro aspetto depone chiaramente a favore di una regolare quantità di movimento: pur essendo terribilmente drammatica, la morte cardiaca improvvisa tra gli atleti di età inferiore a 35 anni si manifesta fortunatamente di rado: si stima che, ogni anno, tra centinaia di migliaia di giovani atleti agonisti, due o tre siano colpiti da morte cardiaca improvvisa. A fronte di questo numero in Svizzera si registrano ogni anno 8'000 casi di morte cardiaca improvvisa tra il resto della popolazione. Uno dei maggiori fattori di rischio è l'insufficiente movimento fisico. «Il fatto che, nella quotidianità familiare e professionale, una vita si interrompa improvvisamente e precocemente molto più spesso che nello sport agonistico è poco noto tra il pubblico», afferma il Dott. Gabor Sütsch. «Ma ci sono buone possibilità di ridurre sensibilmente questi tristi eventi».

Dare vita a una giornata particolare

E cosa deve fare il padre di famiglia che desidera partecipare a una corsa cittadina? «Se struttura il suo allenamento in modo ragionevole e rispondente alle esigenze del suo organismo, fa sicuramente del bene alla sua salute», dice il cardiologo. «Il principiante o chi desidera riavvicinarsi a un determinato sport, prima della fase di allenamento è bene che si rivolga al medico per un consulto. Questo è particolarmente importante se esistono già fattori di rischio per una malattia cardiovascolare, per esempio il fumo». Dopo di che la resistenza e la tenacia contribuiscono a raggiungere l'obiettivo, senza mai dimenticare il buonsenso: con un cuore sano si può correre, andare in bicicletta o camminare fino a sudare, ma sempre riuscendo a parlare. E che si tratti di sport agonistico o amatoriale: in caso di febbre, infezione acuta (per esempio alle vie respiratorie), sensazione di spossatezza o quando si avvertono altri disturbi già prima dell'allenamento, si consiglia di sospendere l'allenamento o la competizione.

*Guenther Samitz, Matthias Egger e Marcel Zwahlen. Domains of physical activity and all-cause mortality: systematic review and dose-response meta-analysis of cohort studies. International Journal of Epidemiology 2011; 1-19

Il comunicato completo si può richiamare su www.swissheart.ch/media

Contatto:

Peter Ferloni, responsabile comunicazione
Fondazione Svizzera di Cardiologia
Tel.: +41/31/388'80'85
E-Mail: ferloni@swissheart.ch

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