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Chancellerie fédérale ChF

Svizzera - Unione europea: nuovi negoziati bilaterali

16.11.2000 – 16:07

Lugano (ots)

Nel corso delle sue ultime sedute il Consiglio
federale ha fatto il punto sull´apertura di nuovi negoziati
bilaterali tra la Svizzera e l´Unione europea (UE), procedendo a un
giro d´orizzonte dei temi suscettibili di negoziato e decidendo la
procedura da seguire.
Prima della pausa estiva il consiglieri federali Joseph Deiss,
capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), e Pascal
Couchepin, capo del Dipartimento federale dell´eco-nomia (DFE), hanno
incontrato a Bruxelles diversi membri della Commissione, fra i quali
il presidente Romano Prodi. Numerosi temi possono essere oggetto di
un prossimo ciclo di negoziati bilaterali. Si tratta in particolare
dei «left over», ossia delle questioni sui quali l´UE e la Svizzera
hanno dichiarato nell´atto finale dei recenti accordi bilaterali la
loro volontà di negoziato: servizi, tassazione delle pensioni degli
ex funzionari delle istituzioni dell´UE, prodotti agricoli
trasformati, formazione, gioventù, media, statistiche e ambiente;
inoltre altri temi come la sicurezza interna, la frode doganale o la
fiscalità del risparmio.
1. Scadenzario
Secondo quanto deciso in luglio con la Commissione, occorre
anzitutto effettuare una prospetto panoramico prima dell´apertura di
qualsiasi negoziato. La Svizzera e l´unione europea devono
raggiungere un´intesa in merito all´elenco dei temi sui quali le
Parti sono disposte a entrare in materia. Le due Parti devono
peraltro accordarsi sull´ambito dello svolgimento dei futuri
negoziati. Tale prospetto panoramico dovrebbe svolgersi
prossimamente.
Conformemente alla prassi abituale si tratterà successivamente di
avviare discussioni informali esplorative su ciascuno dei temi prima
dell´avvio dei negoziati propriamente detti. Le discussioni si
svolgeranno a livello di esperti. Al loro termine il Consiglio
federale deciderà un mandato di negoziato per ogni tema prescelto e
designerà il negoziatore principale del dossier.
I negoziati potranno allora essere avviati e condotti in modo
simultaneo. Il Consiglio federale designerà un coordinatore per
l´insieme di questi negoziati, che avrà il compito di garantire una
visione globale dell´andamento dei lavori.
Nel corso della sua seduta di ieri, il Consiglio federale ha in
particolare proceduto a un esame delle questioni relative al settore
della giustizia e degli affari interni, come pure di questioni
inerenti la frode doganale e la fiscalità del risparmio.
2. Giustizia e affari interni
Il Consiglio federale mira a un miglioramento della sicurezza
interna della Svizzera. In tale contesto la cooperazione con l´Unione
Europea (UE) rappresenta un elemento importante. Mercoledì, il
Consiglio federale ha quindi discusso l´ulteriore sviluppo della
collaborazione con l´UE nell´ambito della giustizia e degli affari
interni. In vista dei prossimi colloqui con l´UE il Consiglio
federale ha incaricato i relativi dipartimenti di valutare le
possibili conseguenze.
La recrudescenza della criminalità organizzata e della criminalità
transfrontaliera nonché la professionalizzazione dei criminali
impongono un´intensificazione della cooperazione internazionale. Ciò
vale anche per la lotta contro la migrazione illegale. In tutti
questi settori l´UE è il più importante partner della Svizzera.
L´obiettivo è quello di rafforzare il dispositivo di sicurezza della
Svizzera integrandola nello spazio di sicurezza dell´UE.
Il rafforzamento della cooperazione con l´UE è strettamente
correlata all´esame in corso del sistema di sicurezza interna della
Svizzera (USIS). Questo progetto - diretto unitamente dal DFGP e
dalla Conferenza cantonale dei direttori di giustizia e polizia -
persegue l´obiettivo di presentare al Consiglio federale proposte per
una futura impostazione della sicurezza interna.
La cooperazione attuata finora con gli Stati dell´UE si basa
principalmente sulla collaborazione con i Paesi limitrofi. Negli
ultimi anni, in quanto non membro dell´UE, la Svizzera ha concluso
con tutti gli Stati limitrofi accordi bilaterali di collaborazione in
materia di polizia e di riammissione. Per quanto riguarda l´entrata
in vigore la situazione si presenta come segue:
  • cooperazione in materia di polizia. Italia: 1.5.2000; Francia: 1.10.2000; Germania e Austria/Liechtenstein: entrata in vigore presumibilmente prima metà 2001.
  • riammissione. Germania: 1.2.1994; Francia: 1.3.2000; Italia: 1.5.2000; Austria e Liechtenstein: entrata in vigore alla scadenza della procedura referendaria nel Liechtenstein, presumibilmente prima metà 2001.
Inoltre, con gli Stati limitrofi è stato concluso il cosiddetto
partenariato degli Stati dell´arco alpino. Questa cooperazione ha
avuto origine nell´ambito dell´incontro informale dei ministri
dell´interno tenutosi nell´agosto del 1999 sul Bürgenstock ed è stata
concretata nello scorso agosto a Costanza. Nel quadro di tale
cooperazione s´intende adottare misure per un miglior scambio di
informazioni.
La cooperazione con l´UE e i suoi limiti
La cooperazione con gli Stati limitrofi riveste grande importanza
per la Svizzera. Per poter meglio garantire la sicurezza interna
della Svizzera, occorre approfondire la collaborazione con l´UE. Con
il Trattato di Amsterdam (in vigore dall´1.5.1999) l´UE mira a creare
uno spazio comune di libertà, di sicurezza e di giustizia. Gli Stati
non membri - come la Svizzera - sono in ampia misura esclusi dai
progressi in atto nell´UE (acquis normativo Schengen, Accordo di
Dublino di primo asilo), il che indebolisce sensibilmente la loro
posizione. Segnatamente l´esclusione dal sistema d´informazione
Schengen si dimostra essere viepiù uno svantaggio. La futura
collaborazione con EUROPOL potrà eliminare soltanto parzialmente
questo svantaggio.
Il Trattato di Schengen pone a priori dei limiti a una
collaborazione diretta con i membri dell´UE, di cui fanno parte tutti
i Stati limitrofi, ad eccezione del Liechtenstein. Altre istituzioni
europee o globali, quali il Consiglio d´Europa o la Conferenza
dell´Aia, di cui fa parte la Svizzera, diventano secondarie e perdono
d´influenza. La Svizzera rischia di diventare una piattaforma della
migrazione illegale, della criminalità organizzata e del terrorismo
internazionale.
Consolidamento del dispositivo di sicurezza
L´avvicinamento allo spazio di libertà, di sicurezza e di
giustizia che si sta creando in Europa, è quindi per la Svizzera una
grande sfida, la quale richiede la verifica e, se del caso, una nuova
impostazione dei controlli delle persone alla frontiera. Il progetto
USIS prevede, tra l´altro, l´elaborazione di una concezione
riguardante una siffatta impostazione e i futuri mandati del Corpo
delle guardie di confine. Nell´ambito di tale concezione, il Corpo
delle guardie di confine svolgerà un ruolo importante. Dai colloqui
previsti con l´UE si attendono importanti conclusioni per il progetto
USIS.
L´intensificazione della collaborazione internazionale è
necessaria anche in vista dell´attuazione del progetto d´efficienza.
Detto progetto intende, nei prossimi anni, coordinare a livello
federale e rendere più efficiente le indagini svizzere nell´ambito
della criminalità organizzata, del riciclaggio di denaro, della
corruzione e delle gravi forme di criminalità economica.
3. Questioni finanziarie
Frode doganale
L´UE cerca una cooperazione rafforzata con la Svizzera per lottare
contro i delitti che nuocciono ai suoi interessi finanziari (per es.
il traffico di sigarette). Essa auspica di ampliare le possibilità di
assistenza amministrativa e giudiziaria con il nostro Paese. La
Svizzera non vuole accogliere attività delittuose sul suo territorio
ed è pronta a discutere. I negoziati consentirebbero segnatamente di
prendere provvedimenti destinati a disciplinare dette questioni. Il
Consiglio federale ha preso nota dei possibili miglioramenti
dell´assistenza attuale.
Fiscalità del risparmio
Il Consiglio federale ha sottolineato a diverse riprese che la
Svizzera non ha alcun interesse ad attirare transazioni il cui unico
scopo sarebbe quello di sfuggire alla regolamentazione europea. La
Svizzera è disposta a ricercare, nell´ambito del suo ordinamento
giuridico, i mezzi per lottare contro questo tipo di transazioni
finanziarie, a condizione tuttavia che l´UE introduca un sistema
efficace di imposizione di tutti gli interessi versati e che esso si
applichi non soltanto agli Stati membri e ai loro territori associati
bensì anche ai principali centri finanziari al di fuori dell´Europa.
L´introduzione di un sistema di informazione non entra però in linea
di conto: in tal modo il Consiglio federale afferma in modo chiaro
che il segreto bancario non è negoziabile.
Altri aspetti
Altre questioni quali quelle dei servizi finanziari e della doppia
imposizione dovrebbero essere disciplinate nella stessa occasione.

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