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economiesuisse - L'economia chiede traguardi realistici e coordinazione internazionale
economiesuisse in merito al vertice sul clima di Copenhagen

Zürich (ots)

Dal 7 al 18 dicembre si discute a Copenhagen a
proposito di un nuovo accordo sulla protezione del clima. Questo 
nuovo accordo, che andrebbe a sostituire il Protocollo di Kyoto del 
1997, definirà i nuovi obiettivi in tema di politica ambientale, il 
finanziamento delle misure di adattamento e la crescita sostenibile 
dei paesi in via di sviluppo. La Svizzera potrà dare un contributo 
sostanziale a queste cause. economiesuisse sostiene l'obiettivo del 
Consiglio federale di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas ad 
effetto serra del 20% rispetto al 1990. Ulteriori misure, attuate in 
solitaria, comporterebbero molti svantaggi e avrebbero costi elevati.
Il problema del cambiamento climatico concerne tutto il pianeta. 
La gran parte dei gas ad effetto serra responsabili sono tuttavia 
riconducibili a poche nazioni. Circa il 70% delle emissioni di CO2 - 
il principale gas ad effetto serra - provengono dagli USA, dalla 
Cina, dall'UE, dalla Russia, dall'india e dal Giappone. Finora solo 
l'UE e il Giappone si sono impegnati a limitare le proprie emissioni.
Una protezione ambientale efficace presuppone tuttavia che vengano 
responsabilizzati tutti i principali paesi inquinatori. Inoltre, le 
nazioni in via di sviluppo sono pronte ad adottare misure solo in 
caso di compensazioni finanziarie milionarie. Esattamente su questo 
punto si concentrano gli attuali ostacoli per il raggiungimento di un
compromesso. Per questo motivo, dal vertice di Copenhagen non 
scaturirà alcun accordo vincolante. Ci si attende una dichiarazione 
d'intenti che permetterà, in uno o due anni, di concludere un accordo
più ampio.
Per la Svizzera questo significa un proseguimento delle misure 
volontarie, rilevatesi efficaci, secondo la Legge sul CO2. "Grazie a 
queste misure, che sono messe in pratica dall'Agenzia dell'energia 
dell'economia, dalla Fondazione Centesimo per il clima e 
dall'industria del cemento, la Svizzera come pochi paesi può 
raggiungere propri obiettivi secondo il Protocollo di Kyoto. Questo 
le ha inoltre permesso di far parte delle nazioni industriali con le 
minori emissioni per abitante di gas ad effetto serra", dice 
Dominique Reber, Responsabile del settore di Infrastrutture, Energia 
& Ambiente di economiesuisse.
La Legge sul CO2, mediante la quale verrà messo in pratica in 
Svizzera anche il nuovo accordo internazionale, non deve essere 
dunque rivista prematuramente. "La nostra nazione deve apportare un 
contributo ambizioso alla politica ambientale, ma al contempo 
realistico. Gli strumenti di mercato e tutte le altre opzioni per la 
protezione del clima devono restare a disposizione della Svizzera, 
per permettere di contribuire nella misura maggiore alla protezione 
globale dell'ambiente" esige Reber.
L'economia sostiene l'obiettivo del Consiglio federale di ridurre 
entro il 2020 le emissioni di gas ad effetto serra del 20% rispetto 
al 1990. Alla luce del livello delle emissioni molto basso della 
Svizzera (circa la metà della media dei paesi dell'Unione europea), 
questo obiettivo è ambizioso e al contempo realistico. Con questo la 
Svizzera può evitare una costosa soluzione individuale come viene ad 
esempio chiesto dall'iniziativa sul clima delle organizzazioni 
ambientali. economisuisse chiede dunque, che questa iniziativa venga 
scissa dalla revisione della legge e portata in votazione popolare 
separatamente. Il Parlamento ha tempo sufficiente per rivedere la 
Legge sul CO2 e integrare successivamente i risultati scaturiti dalle
contrattazioni internazionali.

Contatto:

Cristina Gaggini
Telefono: 078 781 82 39
cristina.gaggini@economiesuisse.ch

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