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Bundesamt f. Umwelt, Wald und Landschaft

Esportazione e importazione di OVM : avviata la procedura di audizione per il progetto di ordinanza

Berna (ots)

Per poter attuare il Protocollo di Cartagena sui
movimenti transfrontalieri di organismi viventi geneticamente 
modificati (OVM), la Svizzera deve completare la sua legislazione in 
materia. In tale contesto è stata avviata la procedura di audizione 
relativa all'ordinanza di Cartagena (OCart), che si concluderà il 10 
maggio 2004. Fino a quella data, le organizzazioni coinvolte ed i 
Cantoni potranno pronunciarsi in merito all'ordinanza, la quale 
fissa disposizioni in gran parte già applicate dalle aziende 
svizzere e definisce le strutture necessarie per adempiere agli 
obblighi internazionali. L'attuazione sul piano internazionale del 
Protocollo di Cartagena ed il suo ulteriore sviluppo sono stati 
oggetto dei negoziati che si chiuderanno oggi, venerdì 27 febbraio, 
a Kuala Lumpur (Malesia).
Il Protocollo di Cartagena, ratificato dalla Svizzera nel 2002, è 
entrato in vigore nel settembre del 2003. Una parte delle 
prescrizioni ivi contenute è regolata dalla legislazione attuale, in 
particolare dall'ordinanza sull'utilizzazione di organismi 
nell'ambiente (OEDA). L'attuazione del Protocollo richiede tuttavia 
l'adattamento e il complemento di alcune prescrizioni già in vigore, 
ragione per cui è stato elaborato il progetto di ordinanza sui 
movimenti transfrontalieri di organismi geneticamente modificati, 
detta anche ordinanza di Cartagena (OCart). I principali elementi 
della nuova ordinanza sono i seguenti:
l'obbligo per gli esportatori di OVM dalla Svizzera di rispettare 
la 
procedura di accordo preliminare dato con cognizione di causa. Il 
rilascio dell'autorizzazione da parte delle autorità competenti del 
Paese importatore deve precedere il primo invio di OVM destinati a 
essere introdotti nell'ambiente. Tale pratica è già applicata in 
Svizzera su base volontaria; l'introduzione di requisiti 
supplementari concernenti la documentazione allegata agli OVM. Detta 
documentazione deve indicare a chiare lettere che l'invio contiene 
OVM, i quali dovranno essere identificati mediante un codice 
d'identificazione internazionalmente riconosciuto; misure da 
adottare in caso di movimenti transfrontalieri non intenzionali. Il 
Protocollo chiede la messa a punto di un sistema di allarme, esteso 
anche ai Paesi limitrofi, che entri in funzione in caso di movimenti 
transfrontalieri non intenzionali di organismi viventi geneticamente 
modificati; creazione di una struttura nazionale per l'attuazione 
del Protocollo di Cartagena. L'Ufficio federale dell'ambiente, delle 
foreste e del paesaggio (UFAFP) assumerà la funzione di 
corrispondente nazionale per il Protocollo e assicurerà i contatti 
con il Segretariato della Convenzione sulla diversità biologica e 
con le altre Parti. L'Ufficio parteciperà inoltre anche al Centro di 
scambio d'informazioni sulla biosicurezza (Biosafety 
Clearing-House). La fase pilota del progetto è stata pubblicata su 
Internet nel settembre 2003 (www.ch-bch.ch).
Nessuna incidenza sull'economia In Svizzera, le nuove 
disposizioni 
interesseranno soprattutto il settore dell'agricoltura e la ricerca. 
Tuttavia l'attuazione dell'OCart non comporta compiti supplementari. 
Per quanto riguarda le importazioni, la maggioranza delle 
disposizioni è già in vigore. Nel settore delle esportazioni, 
l'economia svizzera applica dal 1995 le direttive della Commissione 
svizzera interdisciplinare per la sicurezza biologica nella ricerca 
e nelle sue applicazioni tecniche (CSSB), che prevedono la procedura 
di accordo preliminare dato con cognizione di causa.
Berna, 27 febbraio 2004
DATEC Dipartimento federale dell'Ambiente,
dei Trasporti, dell'Energia e delle Comunicazioni
Servizio stampa
Informazioni: 
Georg Karlaganis, capo della divisione Sostanze, suolo e 
biotecnologia, Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del 
paesaggio (UFAFP), tel. 079 415 99 62
Hans Hosbach, capo della sezione Biotecnologia e flussi di sostanze, 
divisione Sostanze, suolo e biotecnologia, Ufficio federale 
dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP), 
tel. 031 322 54 36
François Pythoud, sezione Biotecnologia e flussi di sostanze, 
divisione Sostanze, suolo e biotecnologia, Ufficio federale 
dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP),
tel. 079 277 51 86
Allegati: 
il progetto dell'ordinanza sui movimenti transfrontalieri di 
organismi
geneticamente modificati (ordinanza di Cartagena, OCart) ed il 
relativo rapporto esplicativo sono consultabili al sito: 
http://www.ambiente-
svizzera.ch/buwal/it/medien/presse/artikel/20040227/01073/index.html
Malesia : obiettivi raggiunti per la delegazione svizzera 
Si conclude oggi, a Kuala Lumpur (Malesia), la prima Riunione delle 
Parti del Protocollo di Cartagena (MOP1), volta a definire 
disposizioni concrete per l'applicazione del Protocollo a livello 
internazionale. La Svizzera, la cui delegazione ha copresieduto il 
vertice, si è attivamente impegnata per l'attuazione delle seguenti 
soluzioni: 
- adozione di un regime di rispetto degli impegni assunti 
dalle Parti del Protocollo; 
- istituzione di un Centro mondiale per lo scambio d'informazioni 
sulla prevenzione dei rischi biotecnologici (Biosafety Clearing 
House), al cui progetto la Svizzera partecipa attivamente (www.ch- 
bch.ch); 
- avvio di un processo volto alla creazione di un regime di 
responsabilità civile che permetta di indennizzare gli eventuali 
danni causati da organismi geneticamente modificati; 
- adozione di misure relative alla documentazione ed 
all'identificazione degli organismi geneticamente modificati in caso 
di esportazioni; 
- potenziamento dell'assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo.
Iniziative a favore della biodiversità 
La MOP 1 si è tenuta nel quadro della settima sessione della 
Conferenza delle Parti (COP7) della Convenzione sulla diversità 
biologica, la quale, dal 9 al 20 febbraio, ha elaborato un piano 
strategico e delle iniziative concrete per ridurre la perdita di 
biodiversità entro il 2010. Riportiamo qui di seguito i settori su 
cui la Svizzera si è maggiormente concentrata: 
- il nostro Paese si è impegnato affinché 
nel programma di lavoro sulle zone protette venga inclusa una rete 
rappresentativa di tutti gli ecosistemi a livello nazionale e 
regionale, collegati fra loro da corridoi biologici; 
- la Conferenza ha adottato un programma di lavoro sulla diversità 
biologica delle montagne e si è inoltre occupata degli ecosistemi 
acquatici continentali, marini e costieri. La Svizzera si impegna a 
favorire un approccio "ecosistemico" volto a garantire una gestione 
integrata dei bacini fluviali e la salvaguardia delle acque di 
sorgente essenziali per le pianure; 
- le Parti hanno sottolineato l'urgente necessità di semplificare i 
trasferimenti di tecnologie e di promuovere la cooperazione tecnica 
e scientifica a favore dei Paesi in via di sviluppo; 
- la Conferenza ha deciso di avviare dei negoziati al fine di creare 
un regime internazionale che disciplini l'accesso alle risorse 
genetiche e la ripartizione dei benefici che ne derivano. La 
Svizzera si impegna per la realizzazione di un regime che tenga 
conto in maniera equilibrata degli interessi dei Paesi fornitori di 
dette risorse (soprattutto i Paesi del sud) e di quelli degli 
utilizzatori.
Informazioni:
- Ambasciatore Beat Nobs, capodelegazione, UFAFP; cell. 079 687 11 68
- Robert Lamb, supplente del capodelegazione per la COP7, UFAFP,
cell. 079 593 28 45
- M. François Pythoud, supplente del capodelegazione per la MOP1, 
UFAFP, cell. 079 277 51 86

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