Un viaggio alla scoperta del significato più profondo del sumo in Giappone
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Un viaggio alla scoperta del significato più profondo del sumo in Giappone
Si potrebbe pensare che il sumo, sport nazionale del Giappone, non sia altro che una lotta brutale fra uomini di grande corporatura. Noi conosciamo questo spettacolo principalmente perché lo abbiamo visto in TV o in qualche show dal vivo. Per i lottatori, tuttavia, questa disciplina ha un significato molto più profondo: è una missione di vita, nonché l’espressione dell’ikigai, la propria motivazione interiore. Il percorso dei lottatori di sumo richiede anni di addestramento ed è imperniato su disciplina, dedizione spirituale e ricerca della perfezione. Scoprire questo mondo, che segue sue regole specifiche, è un must per chiunque viaggi in Giappone. A livello nazionale esistono diversi tornei di sumo, i più importanti dei quali si svolgono in sei città, tra cui Tokyo e Fukuoka.
Il sumo – una delle discipline marziali giapponesi più antiche – affonda le sue radici nello shintoismo, religione di impostazione animista. Negli incontri, due lottatori detti "sumotori" si affrontano con l’obiettivo di spingere l’avversario fuori dal ring o di atterrarlo. In questa disciplina non contano solo la tecnica e la forza fisica, ma anche la massa corporea: ecco perché i lottatori di sumo sono in maggioranza alti, pesanti e muscolosi. Il combattimento inizia con un potente scontro, seguito da prese e colpi a mano aperta. Le regole sono semplici: perde chi per primo esce dal ring o ne tocca la superficie con una parte del corpo diversa dai piedi. È affascinante notare il contrasto fra l’intensità del combattimento, che spesso dura solo pochi secondi, e le cerimonie rituali che lo precedono. Il sumo è molto più di una mera competizione a livello fisico: ogni presa e ogni passo fanno parte di un percorso di vita. Per i sumotori, il sumo è una vocazione: una pratica spirituale in cui i rituali – come la purificazione del ring attraverso il lancio del sale, i colpi dati sul pavimento con i piedi e l’inchino di fronte all’avversario – esprimono ponderazione e rispetto. Il ring – detto "dohyō" – è ritenuto un luogo sacro, in cui non conta solo la forza, ma anche il carattere.
Emozioni moltiplicate per sei: i grandi tornei di sumo del Giappone
Il Ryōgoku Kokugikan è per il sumo ciò che Wimbledon e Manchester rappresentano per il tennis e il calcio. Quando riecheggia il suono dei tamburi nella più grande e leggendaria arena dedicata al sumo di Tokyo, prende il via una celebrazione della prestanza fisica e della cultura. Nell’arena l’attesa è palpabile, gli stendardi colorati adornano tutta l’area e il profumo dei bento appena preparati segue i tifosi ai loro posti. I combattimenti iniziano già alle otto del mattino: si parte dai giovani talenti più ambiziosi ai venerabili yokozuna, i grandi maestri. Ma è al pomeriggio che la suspense sale alle stelle, quando i lottatori più forti si affrontano in duelli mozzafiato.
Questo spettacolo si ripete sei volte l’anno in diverse città giapponesi: tre volte a Tokyo e altre tre fra Osaka, Nagoya e Fukuoka. Ogni torneo dura 15 giorni e ogni volta incanta giapponesi e turisti. Gli stendardi degli sponsor circondano il ring prima dell’incontro: più sono e maggiore sarà l’importo del premio in denaro. Chi vuole essere al centro dell’azione può prendere posto proprio accanto al ring: un’esperienza decisamente non adatta a chi è debole di cuore. Chi invece preferisce ammirare lo spettacolo in maggiore relax, può prenotare un box tradizionale con amici e amiche oppure un posto nelle file più in alto. In ogni caso, il rispetto è d’obbligo: durante l’incontro vige il silenzio, le fotocamere devono essere utilizzate con discrezione e l’abbigliamento deve essere consono per l’occasione. I biglietti si possono prenotare sul sito web ufficiale della federazione giapponese di sumo oppure tramite le piattaforme più comuni: è essenziale essere veloci, perché i posti migliori vanno a ruba.
Silenzio, sudore e forza: la vita nella heya
Per osservare da vicino la vita di un lottatore di sumo, è necessario alzarsi presto. I sumotori non solo si allenano nelle scuole di sumo, dette heya, ma ci vivono anche. Queste istituzioni tradizionali, situate soprattutto nel quartiere Ryōgoku di Tokyo, sono il cuore pulsante del sumo professionistico. È qui che i lottatori vivono, insieme, sotto la supervisione del loro allenatore, che spesso è un ex professionista di questa disciplina. La giornata inizia presto, con un duro allenamento e una ferrea disciplina. Tecnica, controllo del proprio corpo e un codice di comportamento profondamente radicato vanno di pari passo: il sumo non è solo uno sport, ma uno stile di vita. Alcune di queste scuole ammettono i visitatori, che possono assistere all’allenamento del mattino.
Un consiglio speciale per Osaka: l’arena del sumo Hirakuza porta il mondo del sumo sul palcoscenico, organizzando impressionanti combattimenti fra ex professionisti ed entusiasmanti workshop sulla tecnica, sulla storia e sui rituali di questa disciplina. In più, vengono anche offerti piatti tradizionali, proprio come avviene nei veri tornei. È anche possibile incontrare di persona i lottatori e scattare emozionanti foto ricordo assieme a loro.
La forza vien mangiando: il chanko nabe, il piatto unico dei sumotori
Un viaggio alla scoperta del mondo del sumo non può dirsi completo se non si assaggia il chanko nabe, il celebre piatto unico che fornisce ai lottatori l’energia di cui hanno bisogno. Lo storico quartiere di Ryōgoku, a Tokyo, ospita numerosi ristoranti specializzati nel chanko nabe. Locali di questo genere si possono trovare anche a Kyoto, Osaka e Nagoya. Secondo la tradizione, questo piatto unico ricco di proteine deve essere preparato con un brodo sostanzioso – a base di dashi o pollo – e contenere carne di pollo, che favorisce la rigenerazione muscolare. Oggi esistono anche varianti con pesce o carne di maiale, che donano al piatto nuovi sapori. La preparazione del chanko nabe rappresenta un momento di convivialità: il piatto viene cotto per tutto il gruppo in grandi pentole e poi servito nelle scuole di sumo. È un momento che promuove la disciplina e il senso di comunità. Spesso accompagnato da verdure, tofu e riso, il chanko nabe copre l’elevato fabbisogno calorico di chi pratica questo sport. Una squisitezza imperdibile: chi viene a Ryōgoku non deve assolutamente lasciarsi sfuggire questa specialità. Buon appetito, anzi itadakimasu!
Per saperne di più:
L’esperienza del sumo in Giappone: www.japan.travel/it/guide/experience-sumo
I tornei di sumo di Tokyo: www.japan.travel/it/spot/383
I rituali fondanti del sumo: https://www.gotokyo.org/it/story/guide/beginners-guide-to-sumo/
Lo stadio Ryōgoku Kokugikan: www.japan.travel/it/spot/1692
Ryōgoku, il quartiere del sumo: www.japan.travel/it/destinations/kanto/tokyo/ryogoku e www.gotokyo.org/it/destinations/eastern-tokyo/ryogoku
L’arena del sumo di Osaka: www.hirakuza.net
Il chanko nabe: it.japanspecialist.com/w/allenamento-sumo-e-pranzo-con-menu-chanko-nabe
Informazioni su JNTO
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