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economiesuisse - Strategia energetica: due decenni di crescita gettati alle ortiche?

Zürich (ots)

Un nuovo studio dell'ETH prevede un impatto massiccio sul prodotto interno lordo

Le conseguenze economiche della strategia energetica 2050 sono più importanti di quanto supposto finora. In mancanza di progressi tecnologici, la Svizzera rischia, in base allo scenario, di vedere diminuire il proprio prodotto interno lordo fino al 25%. Sono queste le conclusioni di uno studio commissionato da economiesuisse a Peter Egger, professore presso il Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo. Le sorprendenti differenze rispetto alle previsioni della Confederazione sono dovute all'utilizzo di ipotesi diverse.

Lo studio prevede un abbandono del nucleare e la sua sostituzione con altre fonti energetiche, ad esempio con l'utilizzo di centrali a gas. Per quanto concerne la domanda di elettricità, si applica lo scenario previsto dalla Confederazione. Per poter raggiungere l'obiettivo che quest'ultima ha definito (riduzione del consumo di elettricità pro capite del 35% entro il 2035), si prevedono l'ecologizzazione del sistema fiscale prevista a partire dal 2020 o misure fiscali equivalenti. Secondo lo studio di Ecoplan commissionato dalla Confederazione, il raggiungimento degli obiettivi comporta l'introduzione di una tassa di 1140 franchi per tonnellata di CO2 emessa. Questo è comparabile ad una sovrattassa di 2,75 franchi per litro di benzina e di 3 franchi per litro di olio combustibile.

Oltre ad una politica energetica coordinata a livello internazionale, gli studi della Confederazione partono dal principio che saranno disponibili tecnologie oggi ancora sconosciute. Gli autori del presente studio hanno quantificato l'influenza delle varie istituzioni internazionali basandosi sulle tecnologie attualmente esistenti. Gli effetti misurati sono molto importanti: la tassa di 1140 franchi per tonnellata di CO2 associata alla sostituzione delle centrali nucleari con centrali a gas ed energie rinnovabili comporterebbe una diminuzione del PIL pro capite reale di oltre il 20%. Bisognerebbe inoltre attendersi un aumento della disoccupazione di almeno il 3,5%, secondo una stima fondata sui dati della Banca mondiale. «L'effetto massimo sul reddito reale pro capite sarebbe così grande che occorrerebbe un progresso tecnico equivalente a quello registrabile in oltre due decenni di crescita moderata per poterlo compensare», ha dichiarato Peter Egger per riassumere i risultati dello studio.

«La strategia energetica 2050 si basa su ipotesi poco solide e pericolose per l'economia. Il progetto del Consiglio federale ci conduce in un vicolo cieco economico», ha dichiarato Pascal Gentinetta, Presidente della direzione di economiesuisse, a proposito della consultazione in corso. L'organizzazione mantello dell'economia svizzera non può sostenere la strategia energetica 2050. Questo progetto, che fa un mix tra regolamentazione, sovvenzioni, pianificazione e burocrazia, minaccia fortemente la competitività della Svizzera. L'economia chiede dunque una sua revisione completa, in accordo con i principi di un'economia liberale. Gli ambienti economici sono pronti a collaborare in modo costruttivo e attivo all'elaborazione di un progetto di politica energetica ragionevole ed economicamente sopportabile dall'economia. Per far fronte alla svolta energetica, abbiamo bisogno di un concetto alternativo che si basi su principi liberali. L'economia presenterà delle proposte ancora nel corso di quest'anno.

Contatto:

Angelo Geninazzi
Responsabile economiesuisse per la Svizzera italiana
Telefono: 079 383 79 13
angelo.geninazzi@economiesuisse.ch

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