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(ots) Attentato Winterthur 1975 contro casa consigliere di Stato zurighes

Berna (ots)

L'attentato del 1975 contro il consigliere di Stato
Stucki non fu un complotto della polizia.
L'ex presidente del Tribunale federale Jean-François Egli ha
chiuso l'inchiesta amministrativa sull'attentato alla bomba del 1975
ai danni dell'allora consigliere di Stato zurighese Jakob Stucki.
Egli è giunto alla conclusione che non sussistono indizi di alcun
genere riguardo a un complotto della polizia o alla presenza di
un'agente infiltrata. Sono stati commessi tuttavia errori
investigativi e, a giudizio del responsabile dell'inchiesta, secondo
il punto di vista odierno talune informazioni non avrebbero dovuto
essere sottaciute agli accusati.
Il 30 marzo 1999, l'allora consigliere federale Arnold Koller
aveva incaricato l'ex presidente del Tribunale federale Jean-François
Egli di eseguire un'inchiesta amministrativa per far luce sulle
congetture di un giornalista, addotte sulla scorta di documentazione
in suo possesso. La piú inquietante di esse era che la bomba, esplosa
l'8 ottobre 1975 presso il domicilio dell'allora consigliere di Stato
Jakob Stucki, fosse stata deposta con l'aiuto o la condiscendenza
della polizia. Inoltre si affermava che una donna, esponente del
Divine Light Zentrum (DLZ) di Winterthur, partecipe dell'attentato,
fosse un'agente della polizia.
Gli antefatti
Già nei primi anni '70, il DLZ era proprietario di parecchi
immobili siti in un quartiere di Winterthur. Esso era stato coinvolto
in numerose controversie giuridiche con privati e autorità che
sfociarono in reati penali e culminarono nell'attentato alla bomba
contro il consigliere di Stato Stucki, in cui esplose soltanto una
delle bombe collocate. Grazie a informazioni fornite dalla polizia
belga, che aveva sorvegliato la consegna degli ordigni a Bruxelles,
fu possibile procedere con celerità al fermo di alcuni membri del
DLZ. Una correa non venne arrestata, benché controllata in occasione
di una perquisizione domiciliare, e scomparve pochi giorni dopo,
facendo perdere le sue tracce. Già all'epoca il DLZ accusò le
autorità di complottare per distruggere il DLZ. Il 22 maggio 1979, la
Corte penale federale condannò vari imputati a pene detentive. Il
caso è tornato a far parlare di sé nel 1998, quando fu pubblicata una
serie di articoli basati su documentazione della polizia consegnata
da ignoti al giornalista precedentemente citato. Tali articoli
destano gravi sospetti su irregolarità che avrebbero viziato le
indagini a quell'epoca.
L'inchiesta amministrativa
Poiché i reati con esplosivi soggiacciono alla giurisdizione
federale, la polizia cantonale di Zurigo aveva condotto le indagini
su incarico del Ministero pubblico della Confederazione. Per questo
motivo l'esame di dette congetture ha dovuto svolgersi nel quadro di
un'inchiesta amministrativa federale. Jean-François Egli ha
interrogato numerose persone, tra cui gli informatori della polizia
belga, e ha preso visione della documentazione conservata
nell'Archivio federale e in quello del Canton Zurigo.
I risultati
L'inchiesta amministrativa non ha portato alla luce alcuna prova o
indizio importante, suscettibile di avvalorare la tesi di una
partecipazione della polizia all'attentato o della presenza di
un'agente infiltrata. Dato che è stato possibile raccogliere
l'integralità della documentazione, tale esito può essere ritenuto
conclusivo.
L'inchiesta ha accertato i fatti seguenti:
- i membri del DLZ hanno cercato di procurarsi le bombe di propria
iniziativa, ma nel corso di tale ricerca si sono imbattuti in un
informatore della polizia belga, la quale s'è messa sulla traccia
delle bombe;
   - la polizia cantonale zurighese ha avuto sentore della
preparazione di un attentato, ma in base alle informazioni ricevute
ha creduto sarebbe avvenuto più tardi;
   - l'esponente del DLZ scomparsa non poteva essere una spia della
polizia e il suo mancato arresto fu dovuto a un errore investigativo;
dopo di che la polizia si adoperò seriamente a lungo per
rintracciarla, ma invano;
   - nulla lascia presumere che la documentazione sia stata alterata,
eccezion fatta per la mancata menzione negli atti procedurali della
presenza di un radiofàro (radiotrasmittente);
   - né le parti, né verosimilmente il giudice istruttore federale o
la Corte penale federale sono stati messi al corrente dell'operazione
dei funzionari belgi.
Valutazione giuridica
Alla luce della giurisprudenza attuale del Tribunale federale, la
quale dal 1975 ha comunque registrato un considerevole potenziamento
dei diritti di parte, il responsabile dell'inchiesta è giunto alla
conclusione che gli accusati avrebbero dovuto essere informati,
all'epoca del processo, del comportamento tenuto dai funzionari
belgi, equivalente a un'inchiesta mascherata, come pure del fatto che
non tutte le bombe loro consegnate fossero in grado di esplodere.
Egli ritiene che agli imputati si sarebbe dovuto offrire
l'opportunità di invocare tali fatti quali elementi a discarico.

Contatto:

Martin Keller, vicedirettore, SG DFGP, tel. +41 31 324 48 20.

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