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Rapporto OCSE 2003 sullo stato dell'economia svizzera

Berna (ots)

Riforme strutturali esitanti e concorrenza insufficiente osteggiano 
la crescita La Svizzera continua ad essere un Paese ricco con un 
tasso di disoccupazione relativamente basso e prezzi stabili. Il 
tuttora modesto aumento della produttività è tuttavia per l'OCSE 
motivo di preoccupazione. Il fatto che il ristagno economico 
instauratosi dal 2001 abbia condotto ad un regresso del PIL 
sottolinea l'impellenza di riforme strutturali più rapide e 
ambiziose. La chiave per una più elevata produttività e una crescita 
più marcata risiede nella capacità di rafforzare la concorrenza nei 
settori protetti dell'economia e di adottare regole che consentano 
l'accesso reciproco dei mercati al di là della frontiera. Riforme 
più ambiziose potrebbero stimolare una crescita del PIL in misura 
anche dell'8% nell'arco di un decennio. È questo il messaggio 
principale dell'ultimo Rapporto dell'OCSE sull'economia e la 
politica economica della Svizzera nel 2003. Il rapporto è stato 
presentato ad una conferenza stampa dall'autore principale, Claude 
Giorno, rappresentante dell'OCSE, e dal capo della Direzione della 
politica economica del Segretariato di Stato dell'economia, Aymo 
Brunetti.
L'analisi comparativa internazionale dell'OCSE conferma le 
conclusioni dell'analisi condotta dal DFE in un'ottica nazionale e 
presentati nel rapporto sulla crescita economica. L'OCSE propone 
inoltre un metodo per quantificare gli effetti delle riforme intese 
a stimolare la concorrenza.
Aymo Brunetti, capo della delegazione svizzera in sede di esame per 
paese dell'OCSE, ha dichiarato che gli sforzi intrapresi dal DFE 
collimano con buona parte delle raccomandazioni dell'OCSE. Il DFE 
reputa che l'orientamento di base e le priorità del rapporto OCSE 
vadano nella giusta direzione. L'inasprimento della legge sui 
cartelli è completata dall'abbattimento degli ostacoli all'esercizio 
delle professioni protette e all'accesso agli appalti pubblici. 
Anche se un po' esitante rispetto ad altri Paesi, l'apertura del 
mercato in industrie di rete prosegue così come proseguono gli 
adeguamenti strutturali nei settori sanitario e agricolo. Importante 
ad avviso del DFE è che un'ampia coalizione di partiti, Cantoni e 
associazioni appoggi le previste misure per il promovimento della 
crescita economica e si mobiliti pubblicamente a favore delle 
necessarie riforme.
I punti salienti del rapporto OCSE
Il giudizio dell'OCSE sugli sviluppi congiunturali sfavorevoli del 
2003 è alquanto clemente: l'economia svizzera è stata colpita 
dall'indebolimento dell'economia mondiale più duramente di quanto lo 
sia stata la maggior parte dei paesi industrializzati. Secondo 
l'OCSE, tuttavia, la stagnazione e in alcuni casi diminuzione del 
PIL è dovuta solo in parte al fatto che diversi settori chiave e 
mercati esteri di sbocco particolarmente importanti per la Svizzera 
siano stati colpiti in misura più marcata dal rallentamento 
mondiale. Essa ritiene infatti che sia stata innanzitutto la modesta 
crescita economica a lungo termine ad aver determinato lo scivolone 
nelle "cifre rosse". Secondo le stime dell'OCSE, anche nel 2004 e 
nel 2005 la Svizzera sarà il fanalino di coda del treno della 
crescita economica internazionale, con un tasso oscillante tra l'1¼% 
e 1¾%.
In considerazione della congiuntura debole, l'OCSE ritiene corretto 
l'orientazione espansiva della politica economica; sul fronte 
monetario deve essere mantenuta una certa flessibilità fino a quando 
sarà riuscita ad affermarsi la ripresa. In caso di un maggiore 
pericolo di sviluppi deflazionistici, per esempio nel caso di un 
forte apprezzamento del franco, la Banca nazionale deve essere 
disposta secondo l'OCSE a ricorrere anche a strumenti non ortodossi, 
in particolare con investimenti sui mercati valutari. Nella politica 
di bilancio l'OCSE è a favore di un'impostazione lievemente 
espansionistica nel 2004. Data la congiuntura attuale, sostiene la 
strategia del Consiglio federale volta a ridurre gradualmente il 
deficit strutturale tra il 2004 e il 2007; tuttavia, non è 
auspicabile un ulteriore aggravio strutturale delle finanze 
pubbliche, peraltro di scarso effetto come stimolo congiunturale in 
un'economia aperta e di piccole proporzioni come quella svizzera.
Per garantire a lungo termine finanze statali sane sono 
indispensabili, oltre al programma di alleggerimento 2003, riforme 
radicali che intervengano all'origine degli incrementi di spesa. In 
questo contesto vanno riconsiderate, nell'ottica dell'invecchiamento 
demografico, anche le istituzioni di previdenza sociale. Per 
arginare il buco finanziario dell'AVS che si produrrà 
presumibilmente dal 2015 si dovrà intervenire sia sul lato delle 
entrate che su quello delle prestazioni, per una ripartizione 
equilibrata tra le generazioni. Un risanamento troppo rapido delle 
casse pensioni va evitato in considerazione della congiuntura, ma 
bisogna comunque migliorare la trasparenza e la sorveglianza del 
settore. Le misure volte ad uno sgravio amministrativo muovono, a 
giudizio dell'OCSE, nella giusta direzione ma non sono di per sé 
sufficienti. Per superare la fase di debole crescita sono necessarie 
riforme più ampie.
Il tema centrale del rapporto di quest'anno è il rafforzamento del 
potenziale di crescita dell'economia mediante l'incremento della 
concorrenza sui mercati dei prodotti. La causa principale dello 
scarso aumento della produttività (in media dello 0,5% negli anni 
1990-2001) secondo gli esperti dell'OCSE è la concorrenza che 
continua ad essere troppo limitata in alcuni settori, soprattutto 
dell'economia interna, quali: industrie di rete, settore sanitario, 
agricoltura, diverse libere professioni, appalti pubblici e 
commercio al dettaglio. Delle riforme più ambiziose in questi 
settori riuscirebbero a stimolare una crescita del PIL nell'arco di 
un decennio in misura anche dell'8%. La nuova legge sui cartelli con 
le nuove sanzioni dirette va applicata con tutte le conseguenze che 
comporta e deve essere anche adeguata la legge sul mercato interno. 
Per far ciò devono essere messe a disposizione della Comco maggiori 
risorse, garantendo inoltre ai membri della Commissione maggiore 
indipendenza. L'OCSE ha rivolto la sua attenzione anche all'apertura 
internazionale del mercato svizzero, inferiore alla media. Poiché la 
Comco può intervenire solo in casi specifici di ostacoli alla libera 
concorrenza d'importazione per beni protetti da brevetto, è 
importante giungere a negoziati con l'UE sull'adozione del principio 
dell'esaurimento regionale nel diritto dei brevetti.
Ad una maggiore libertà della concorrenza si deve accompagnare, 
secondo l'OCSE, un impiego più efficiente delle risorse mediante un 
aumento del tasso d'attività dei lavoratori più anziani (del 66,1% 
nella fascia d'età di 55—64 anni) e delle donne e mediante una 
riforma del sistema dell'istruzione. Per concludere, un'analisi 
della politica ambientale conduce a valutazioni miste: dei buoni 
risultati sul piano ecologico vengono raggiunti in alcuni casi solo 
con costi molto elevati.
Informazioni:
Segretariato di Stato dell'economia,
Aymo Brunetti,
capo della Direzione della politica economica,
tel. 031 322 21 40;
Patrick Krauskopf,
vicedirettore ComCo,
tel. 031 323 53 40
(per il settore della politica della concorrenza)

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